La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con la pronuncia n. 16378/21 depositata il 10 giugno ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Ancona che aveva riconosciuto un risarcimento, per infortunio sul lavoro, di euro 64.000 alla dipendente di Poste Italiane alla quale era stata rivolta una pistola alla tempia.

Interessante risulta essere la motivazione in diritto, in particolare:

<<Poste Italiane, con riferimento all’infortunio subito dalla dipendente M. – la quale nel corso di una rapina avvenuta all’interno dell’ufficio postale presso il quale prestava servizio era stata minacciata da un rapinatore che le aveva puntato la pistola alla nuca – non avesse adottato tutti le misure idonee a garantire la sicurezza dei lavoratori presenti nell’ufficio; in particolare, ha considerato che l’ubicazione dell’ufficio postale, posto sotto i portici di un condominio, in una zona periferica della città e quindi non visibile dalla strada, la possibilità di ingresso libero a chicchessia nei locali dell’ufficio, senza filtro di sicurezza, rendeva altamente probabile il verificarsi di rapine, peraltro all’epoca frequenti; le misure adottate, quali vetri antisfondamento, sensori di allarme, telecamere per la visione degli accessi collegate a videoregistratori, dispensatori di denaro a tempo e pulsanti di allarme anti rapina erano per lo più idonee a tutelare il patrimonio della società ma non anche funzionali a garantire la sicurezza dei dipendenti>>

Avvocato Gabriele Cevenini – Zola Predosa – 13.06.2021 – Diritto del lavoro – Risarcimento danni